giovedì 2 gennaio 2014

Il difetto degli italiani è la superstizione?

Riprendo qui di seguito due articoli per un dibattito in classe.  Il primo, Abbasso la nazione susperstiziosa (oroscopi compresi), di Beppe Severgnini, il secondo di Enzo Pennetta, Il nostro difetto è la superstizione. Questo è quanto affermato da Beppe Severgnini, ma cosa è oggi la superstizione?


Abbasso la nazione susperstiziosa (oroscopi compresi) 
Ha fatto bene Giorgio Napolitano, nel messaggio di fine anno, a leggere alcune lettere di cittadini italiani – lettere dal fronte, è stato scritto. Il Presidente è ricorso a una vecchia tradizione giornalistica, resuscitata da internet. Ben fatto, ripeto: chi smette di ascoltare, smette di capire. Vale per il nostro mestiere e per l’inquilino del Quirinale.
Il Presidente ha ormai assunto il ruolo di papà della patria. Ho scritto “papà”, non padre: il termine è più affettuoso, e di affetto ha bisogno questo frastornato Paese (oltre che di riforme serie, dalla legge elettorale ai tagli di spesa pubblica – notizie del Commissario Cottarelli? E’ stato imbavagliato, ibernato, ministerializzato?). In un’epoca di padri assenti, frastornati o scavalcati, qualcuno deve pur assumersi il compito di rassicurare e spronare.
Certo, ognuno di noi avrebbe voluto sentire almeno una cosa che non ha sentito. A me sarebbe piaciuto che Napolitano – dall’alto della sua doppia autorità, quirinalizia e partenopea – denunciasse la nazione superstiziosa. Che esiste, resiste, fa danni e proseliti.
Pensate alla vicenda di Caterina Simonsen, insultata e minacciata perché favorevole alla sperimentazione animale, grazie alla quale è in vita. Animale, badate bene, vuol dire murina: topi. Topi che sterminiamo coi pesticidi, senza problemi; ma diventano sacri se usati per esperimenti scientifici, dove non hanno alternative: parlate con qualsiasi ricercatore, ve lo confermarà. Sostenere il contrario non è amore per gli animali: è superstizione. Pensate alla vicenda Stamina: un metodo senza metodo, senza prove, senza risultati, propagandato da persone senza competenza che speculano sul dolore delle famiglie dei malati. Ci sono cascati anche alcuni media: penso a “Le Iene”, che conosco e stimo. Sostenere Vannoni non è coraggio civile: è superstizione.
Voi direte: noi non cadiamo in certi tranelli! Però leggete gli oroscopi, magari. Superstizione blanda, d’accordo: ma la categoria è quella. Mi ha scritto un lettore, Tommaso Scozzafava (tom.sco@teletu.it). “Nessuno si preoccupa di verificare che le previsioni degli astrologhi si siano avverate, tranne il Cicap (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze), membro del European Council of Skeptical Organizations (mi piace!, ndr).”
Scrive Tommaso: “Piccolo saggio previsioni 2013: Bertone sarebbe diventato Papa, il Movimento 5 Stelle si sarebbe fermato al 10%, Bersani sarebbe andato a Palazzo Chigi; ma nessuno – nessuno – aveva previsto le dimissioni di Benedetto XVI. Eppure i vari astrologhi continuano indisturbati a pubblicare, a dispetto di una legge che punisce l’abuso della credulità popolare. A distanza di duemila anni, rimane attuale il detto ‘Vulgus vult decipi’ con la naturale conclusione “Ergo decipiatur!’”. Questa non ve la traduco: dopo tanto spumante, un po’ di latino fa bene. Un disincantato saluto di buon anno a tutti voi. (dal Corriere della Sera)
Beppe Severgnigni

Il nostro difetto è la superstizione. Questo è quanto affermato da Beppe Severgnini, ma cosa è oggi la superstizione?

L’articolo di Beppe Severgnini è apparso sul sito del Corriere della Sera il 2 gennaio all’interno del blog “Italians” e ha preso come spunto il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica il quale a suo parere avrebbe omesso di citare un problema che invece sarebbe di primaria importanza per l’Italia, la superstizione:
“Certo, ognuno di noi avrebbe voluto sentire almeno una cosa che non ha sentito. A me sarebbe piaciuto che Napolitano – dall’alto della sua doppia autorità, quirinalizia e partenopea – denunciasse la nazione superstiziosa. Che esiste, resiste, fa danni e proseliti.”
Ma vediamo in particolare a cosa si riferisce Severgnini, il primo caso riguarda la sperimentazione animale:
"Pensate alla vicenda di Caterina Simonsen, insultata e minacciata perché favorevole alla sperimentazione animale, grazie alla quale è in vita. Animale, badate bene, vuol dire murina: topi. Topi che sterminiamo coi pesticidi, senza problemi; ma diventano sacri se usati per esperimenti scientifici, dove non hanno alternative: parlate con qualsiasi ricercatore, ve lo confermarà. Sostenere il contrario non è amore per gli animali: è superstizione."
Perfettamente d’accordo su questo punto, solo che non si tratta solo di superstizione ma anche di incoerenza perché accettare che si possa uccidere con un veleno un topo che infesta il proprio condominio e difendere lo stesso topo nel caso in cui si trovasse in un laboratorio significa avere uno sdoppiamento cognitivo. Quello su cui Severgnini dovrebbe principalmente riflettere, e far riflettere i suoi lettori, è il fatto che chi combatte la sperimentazione sugli animali lo fa in nome di quei principi di uguaglianza tra specie veicolati dalla visione del mondo di provenienza evoluzionista, come qui già evidenziato in Vivisezione: le contraddizioni degli evoluzionisti, e se quindi di superstizione si tratta è superstizione darwinsta e se ne dovrebbero indicare le radici senza limitarsi ad osservarla come un fenomeno misterioso.
Subito dopo Severgnini indica un altro caso di superstizione:
"Pensate alla vicenda Stamina: un metodo senza metodo, senza prove, senza risultati, propagandato da persone senza competenza che speculano sul dolore delle famiglie dei malati. Ci sono cascati anche alcuni media: penso a “Le Iene”, che conosco e stimo. Sostenere Vannoni non è coraggio civile: è superstizione."
Sarebbe stato il caso di aspettare che la vicenda si fosse conclusa prima di esprimere giudizi di ‘superstizione’, la vicenda Stamina coinvolge aspetti così delicati e drammatici che prenderne spunto per un articolo sulla superstizione forse non era il caso. Per stigmatizzare la divulgazione della superstizione sarebbe bastato andare sulle colonne dello stesso quotidiano che ospita il blog di Severgnini e leggere ad esempio l’articolo “Janette, la maratoneta-vegana che ha sconfitto il cancro correndo: «Continuerei per sempre»“, un pezzo molto discutibile che alimenta, questo sì, false speranze. Un brano di vera disinformazione scientifica, sin dalle prime righe:
Nel 2001, all’età di 52 anni, i medici le dissero che aveva appena 6 mesi di vita, che sarebbero forse potuti raddoppiare con le giuste terapie, a causa di una forma particolarmente aggressiva di cancro al seno. Una diagnosi terribile, che però Janette Murray-Wakelin, vegana e crudista convinta da tutta una vita, si rifiutò di accettare e una volta capito cosa avesse potuto causarle il tumore (ovvero, l’accidentale esposizione a delle sostanze tossiche durante due incidenti verificatisi qualche anno prima)…
Tutto quello che si può capire è che l’alimentazione vegana non evita di ammalarsi di cancro, ma invece viene attribuita la causa della malattia a due misteriosi incidenti con esposizione a sostanze tossiche dalla capacità cancerogena incredibile. Ciò premesso, per guarire dal cancro bisogna correre ogni giorno… Troppo facile prendersela con Vannoni e ignorare le innumerevoli notizie di questo genere (nello stesso giorno vedi anche “Più sport al liceo, meno visite dal dottore da anziani“) che sono il fertilizzante della superstizione pseudoscientifica.
Ma torniamo all’articolo di Severgnini che infine affronta il tema delle superstizioni in senso tradizionale, quelle riconosciute come tali e quindi in realtà abbastanza innocue:
"Voi direte: noi non cadiamo in certi tranelli! Però leggete gli oroscopi, magari. Superstizione blanda, d’accordo: ma la categoria è quella. Mi ha scritto un lettore, Tommaso Scozzafava (tom.sco@teletu.it). “Nessuno si preoccupa di verificare che le previsioni degli astrologhi si siano avverate, tranne il Cicap (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze), membro del European Council of Skeptical Organizations (mi piace!, ndr).”
Si può facilmente rispondere al Sig. Scozzafava chiamato in causa dall’autore, che nessuno si preoccupa di smentire le previsioni degli astrologi perché si tratta di un lavoro superfluo, lo sanno già tutti che si tratta solo di un gioco per divertirsi un po’ all’inizio del nuovo anno, e il CICAP anziché continuare a scoprire l’acqua calda verificando che gli astrologi sbagliano potrebbe andare a smascherare ben altre pseudoscienze, come quelle rappresentate da studi pubblicati su riviste scientifiche ma mal condotti o presentati in modo fuorviante, per non parlare dei veri e propri scandali come quello della falsa pandemia mortale del virus H1N1.
In definitiva siamo di fronte ad un’efficace sintesi di come l’azione contro le errate convinzioni venga condotta su terreni già battuti da tempo, universalmente noti e ormai a tutti gli effetti innocui, e di come invece si tenda ad appiattirsi su comode versioni di agenzia su argomenti che, per la rilevanza sociale e culturale che rivestono, davvero meriterebbero una seria indagine giornalistica.
Ma l’approfondimento e il controllo dei fatti non sono una caratteristica dei giornalisti di questo tempo, da loro non possiamo aspettarcelo, e nell’articolo di Severgnini questo è un messaggio nascosto tra le ultime righe:
Eppure i vari astrologhi continuano indisturbati a pubblicare, a dispetto di una legge che punisce l’abuso della credulità popolare. A distanza di duemila anni, rimane attuale il detto ‘Vulgus vult decipi’ con la naturale conclusione “Ergo decipiatur!’”.
E a quanto pare l’autore del detto aveva ragione: “Il popolo vuole essere preso in giro. Quindi sia preso in giro!”. Chi siano gli autori delle prese in giro più grandi (non certo gli oroscopi) lo lasciamo decidere a ciascuno, intanto grazie per avercelo ricordato.
Ma, a proposito di mancanza di controllo delle notizie, è da notare che il detto latino citato non è affatto di duemila anni fa, l’autore di Italians dovrebbe sapere che non basta che una frase sia in latino per essere di circa duemila anni, si tratta infatti di un detto del Cardinale Carlo Carafa morto nel 1561.
Questo, non la superstizione, è uno dei veri problemi su cui Napolitano non ha detto purtroppo nulla: il problema è che il popolo viene preso in giro, complice la cattiva informazione a mezzo stampa.
Enzo Pennetta