domenica 28 luglio 2013

La vespa, mito italiano

Progettata dall’ingegner Corradino D’Ascanio, inizialmente doveva chiamarsi Paperino ma l'imprenditore Enrico Piaggio, vedendola, disse: “Sembra una vespa”. E Vespa sarà: 80mila lire per un sogno di libertà a 60 chilometri orari.
All'inizio la Vespa è un’incognita tutta da scoprire. “Bisognerà farci l’abitudine”, commenta la gente. “Sembra proprio una vespa”. “Chissà se avrà fortuna?”. Ma dopo un breve rodaggio scoppia il boom. L’Italia riparte in Vespa, si “vespizza”. Diventa un mito lungo mezzo secolo, che attraversa la storia dell'Italia segnandone il costume e diffondendo la sua immagine nel mondo.

L'Italia del dopoguerra - L'Italia è un paese allo stremo delle forze; manca il lavoro, scarseggiano i beni di prima necessità, l'economia è nelle mani del mercato nero. Gran parte delle strade, delle linee ferroviarie e dei ponti sono interrotti quando non sono distrutti. Ma la guerra è finita e con essa lo spettro dei bombardamenti, dunque si può ricominciare a pensare al futuro; pietra su pietra inizia la Ricostruzione.



















Come nasce la Vespa - Il problema della mobilità si pone subito come uno dei più urgenti per rimettere in sesto l'economia del paese. Si iniziano a ripristinare le linee tranviarie e tutti quei servizi pubblici che possano favorire la ripresa del lavoro, del commercio e dello scambio. In molti utilizzano la bicicletta, ma non sempre essa è sufficiente a coprire le distanze, soprattutto sulle dissestate strade di campagna; si soffre la mancanza di mezzi di trasporto pratici e a buon mercato. E' in questo contesto che Enrico Piaggio matura la sua fortunata intuizione e dà vita alla Vespa, che diventa subito il simbolo dell'Italia che si rimette in cammino.
La sua azienda passa così dalla costruzione di velivoli con 26 metri di apertura alare a un mezzo su due ruote di poco più di un metro e mezzo di lunghezza. Il compito di uno dei suoi migliori collaboratori, il progettista Corradino D'Ascanio era quello di ideare un veicolo semplice, economico e alla portata di tutti, che sappia coniugare funzionalità ed estetica. Un'altra indicazione fornita direttamente da Enrico Piaggio al progettista è che il veicolo deve piacere anche alle donne. Come racconta lo stesso D'Ascanio, il progetto della Vespa parte dall'uomo e dall'idea di farlo sedere comodamente. L'ingegnere non era un amante delle motociclette, che a lui parevano un mezzo imperfetto, ed è proprio lavorando su quelle imperfezioni che l'ingegnere disegnerà il suo gioiello.

Arriva il successo -  L'imprenditore crede nella sua intuizione anzi, senza curarsi delle enormi difficoltà, inizia la produzione in serie. Arriva il successo In pochi mesi il piccolo scooter fa passi da gigante; sbaraglia la concorrenza e si impone sul mercato. Solo tre anni dopo, nel 1956, si festeggia la milionesima Vespa prodotta. Sono numeri che forse oggi non impressionano più di tanto ma che allora erano semplicemente inauditi. Enrico Piaggio organizza subito la distribuzione all'estero. Negli anni Sessanta la Piaggio possiede stabilimenti in quasi tutti i paesi d'Europa e arriva anche Oltreoceano (in Brasile e poi in India). Già dai primi anni il prodotto viene differenziato per rispondere alle esigenze del mercato. Un altro punto a favore della Piaggio è che la Vespa viene messa in vendita con la possibilità di un pagamento a rate, una novità che rende il mezzo ancora più abbordabile.

Il successo d'immagine - Sin dai suoi esordi nella produzione di motocicli Enrico Piaggio è molto attento alla comunicazione del prodotto. Il primo manifesto pubblicitario, nel 1946, ritrae una donna in sella allo scooter; si tratta perdipiù di una donna che lavora. E' decisamente un messaggio anticipatore, in un paese nel quale le donne hanno appena votato per la prima volta. L'immagine della Vespa si impone con forza; lo scooter diventa protagonista anche dei fumetti, per mano di un giovanissimo Jacovitti. Ma è il cinema a decretarne il successo definitivo. Sono soprattutto gli americani a richiedere la presenza della Vespa, considerandola l'emblema del carattere italiano. In particolare il film 'Vacanze romane' di William Wyler, con Audry Hepburn e Gregory Peck che attraversano la capitale in sella ad una indimenticabile Vespa bianca, si trasforma nel 1953 in un vero proprio spot pubblicitario per la casa produttrice.

La Vespa e il boom economico Sul finire degli anni Cinquanta l'economia italiana è ormai in crescita. Per la Vespa, tuttavia, il decennio successivo si apre con una flessione; è arrivata infatti sul mercato una utilitaria a quattro ruote. Grazie al boom economico, infatti, il target della Vespa si sposta sull'automobile e la Piaggio rischia di entrare in crisi proprio in una situazione economica complessivamente favorevole nel paese. La direzione dell'azienda, allora, decide di puntare sui giovani; riserva una particolare attenzione alla campagna pubblicitaria e allo stesso tempo introduce alcune innovazioni nel prodotto, a cominciare dal colore. Se fino ad allora la Vespa si era realizzata in tutte le tonalità di grigio, ora si propongono colori più appariscenti, come il rosso o il bianco. Nel 1963 nasce la prima Gianni Morandi: tra i giovani è un grande successo. Un nuovo momento di difficoltà la Piaggio si trova a fronteggiarlo nel 1968. Con la contestazione i valori cambiano e, insieme ad essi, il linguaggio e la ormai ventenne Vespa rischia di non riuscire a stare al passo con la rapida trasformazione in atto. Ma la Piaggio riesce ancora una volta a reagire, e lo fa affidandosi ad una agenzia di pubblicità che rilancia lo scooter grazie ad una campagna rimasta storica, il cui slogan è 'Chi Vespa mangia le mele'.
'Vespa 50', un mezzo privo di targa che si può guidare senza patente, il cui testimonial d'eccellenza è

La conflittualità sociale in fabbrica - Gli stabilimenti di Pontedera sono famosi per gli scioperi storici, quelli che negli anni '50 o nei primi anni '60 duravano mesi e portavano dentro le fabbriche un tasso di conflittualità altissimo. In particolare la Piaggio è un'azienda che ha conservato, nel dopoguerra, un retaggio di autoritarismo derivato anche dalla sua storia di azienda quasi militare per il tipo di produzione realizzata. Nonostante la fortissima conflittualità, il legame con l'azienda è fortissimo. In ogni caso lo stabilimento di Pontedera ha rappresentato per l'Italia l'emblema dello sviluppo e delle sue potenzialità, dalle difficoltà del dopoguerra al boom degli Anni Sessanta; un'eccellenza, sia dal punto di vista del design che di quello tecnico, che ha portato il paese a farsi conoscere ed apprezzare in tutto il mondo.

La Piaggio dopo Enrico Piaggio - Dopo la morte di Enrico Piaggio l'azienda viene guidata dagli Agnelli. Umberto Agnelli è Presidente della società dal 1964 al 1987. Gli Anni Settanta sono particolarmente positivi per l'azienda: a Pontedera i dipendenti toccano quota dodicimila. Gli anni Ottanta, invece, sono anni di declino e solo nel decennio successivo si vedono segni di ripresa con l'arrivo di Giovanni Albero Agnelli; una speranza che si infrange con la prematura morte, nel 1997, dell'erede dell'impero Fiat. La società passa nelle mani di Morgan Grenfell, nelle quali resta dal 1999 al 2003, quando passa sotto il controllo di Roberto Colaninno.
Fonte: Forever Vespa, storia di un mito italiano

Ecco due film in cui la vesta fa da protagonista. Buona visione!

Vacanze romane del 1953 di William Wyler, in cui Gregory Peck e Audrey Hepburn si inoltrano nel traffico romano in sella a una Vespa 125.



Caro diario con Nanni Moretti (1993)



Se avete problemi con l'ascolto, prelevate la trascrizione Nanni Moretti percorre i quartieri romani in vespa